Silvia Diomelli: Il Sorriso e la Poesia
Silvia Diomelli: Il Sorriso e la Poesia
Mi è sempre piaciuto raccontare storie uniche e magiche. Storie spesso nascoste.
Storie di incontri casuali, magari dietro l’angolo di una via. Scoperte che mi regalano sempre l’incontenibile gioia di aver trovato un talento luminoso così da comprendere bene l’emozione del cercatore d’oro. Vi racconto una storia.
Qualche tempo fa, passeggiando per il centro di Firenze, sono stata attirata dagli occhi sognanti di un gruppo di persone intorno a qualcosa o qualcuno. Io ero lontana e mano a mano che mi avvicinavo vedevo la magia crescere nei loro occhi. Ora la vedevo bene anch’io. Una ragazza. Un folletto alle prese con delle creature fantastiche. Una marionettista. E’ stato un incontro di anime. Non potevo lasciar perdere, dovevo e volevo conoscere quella magica artista che riusciva a catturare l’attenzione dei più piccoli e i sorrisi dei più grandi.
Non fosse altro per potervela presentare!
E’ Silvia Diomelli il cuore pulsante di questo mondo fantastico.
Ciao Silvia! Mi sono davvero emozionata quando ho assistito al tuo spettacolo per le strade di Firenze. Parlami un po’ di te. Chi è Silvia Diomelli?
Ciao, mi chiamo Silvia Diomelli e di lavoro faccio la marionettista, ovvero costruisco e do vita alle marionette: personaggi di mia invenzione che muovo attraverso fili e con i quali faccio spettacolo principalmente in strada.
I miei più fedeli compagni di gioco sono da sempre stati l’immaginazione, la creatività, la manualità e l’ingegno.
E com’è nata la tua passione per il lavoro di artista di strada e marionettista?
Fin da piccola ho iniziato a manifestare una certa attitudine a costruire oggetti articolati e ad inventare meccanismi, ma tanti strumenti e materiali che avrei voluto usare mi erano preclusi, in quanto pericolosi, poco reperibili o costosi per una bambina. Ho quindi potuto iniziare a dare pieno sfogo alle mie ambizioni fanciullesche da grande, subito dopo essermi licenziata dal mio lavoro come pedagogista.
Grazie ad un temperamento poco tollerante alle frustrazioni a lungo termine, ho deluso le aspettative di tutti, e mi sono presa un anno sabbatico. Avevo 27 anni e sentivo di aver sbagliato molto nella mia vita: a partire da quando, dopo le scuole medie, non avevo lottato abbastanza per ottenere il permesso dai miei genitori di iscrivermi alla scuola d’arte. Quasi senza accorgermene, giorno dopo giorno, mi ritrovai ad allestire un piccolo laboratorio di falegnameria e, fra l’odore del legno e la stupenda musica di sottofondo, il mio animo ritrovava la pace donando la vita alle prime creature. Non ero motivata da chissà quali progetti. Mi stavo finalmente e semplicemente dedicando a ciò che amavo fare.
L’incontro e l’amicizia con altri marionettisti nel “Taller de Pepe Otal” a Barcellona, mi ha spinto a condividere questa mia passione con loro e con il resto del mondo. Così ho iniziato a esibire le mie marionette nelle strade e nei festivals.
Tornata in Italia, priva di una rete di contatti e onestamente carente delle abilità necessarie per vendere il mio lavoro, mi sono concentrata sulla strada, l’unica dimensione che mi evitava di scendere troppo a compromessi con me stessa e di evitare pressioni, ma che necessita requisiti imprescindibili non di poco conto. Prima fra tutti, la trasportabilità dello spettacolo, e poi l’ampia adattabilità a spazi e situazioni diverse e l’assenza di testo per renderlo accessibile ad un pubblico di strada, quindi eterogeneo, in qualsiasi parte del mondo.
Quando hai capito che volevi fare l’artista e che problematiche hai incontrato?
Io non ho mai deciso di fare l’artista. E’ un percorso che è iniziato e si è evoluto spontaneamente a piccoli passi. L’ostacolo più grande che ho dovuto superare è stata la mia timidezza, il mio ego. Ci ho lavorato molto, ma a piccole e graduali dosi, nel rispetto dei miei limiti, e anche questo mi sta rendendo una persona più libera.
Per quanto riguarda il tuo impegno di oggi; al momento stai lavorando a qualche progetto? Che obiettivi hai per il futuro?
Attualmente il mio lavoro non mi impegna molto, ma perchè desidero avere tempo da dedicare ad altri progetti. In primis la famiglia, la nostra casa in costruzione e la vita sana.
Lo spettacolo non è ancora finito, ma mi dà da vivere dignitosamente e la nascita di nuovi sketch e personaggi deve arrivare spontaneamente come è sempre stato, senza pressioni di alcun genere.
Anche la crescita qualitativa dello spettacolo arriva gradualmente, senza ansie o imposizioni.
Quando lo spettacolo sarà pronto inizierò a venderlo, principalmente all’estero, per conciliare un’altra mia passione: il viaggio. E in aspettativa di ciò stiamo risparmiando per acquistare un camper.
E’ fantastica l’idea di Arte itinerante, poter portare il proprio universo creativo in tutto il mondo! Che cosa significa essere artista di strada per te?
Per me essere un’artista di strada è libertà, libertà di esibirmi anche senza essere contrattata, libertà di non subire le pressioni di eventuali intermediari fra la mia arte e il pubblico.
Mi reputo una persona molto ignorante: non conosco la commedia dell’arte, non conosco la tradizione del teatro di figura e vado molto poco a teatro. Se vedo altre marionette “vive” non riesco a focalizzarmi sulla tecnica, ma mi lascio trasportare dalla loro magia. Penso che questo vuoto di concetti mi abbia aiutato molto ad esprimermi liberamente e a dar voce ad un sentimento semplice, intimo e genuino che rende il mio spettacolo emozionante per chi lo vede.
E’ assolutamente vero. I bambini rimangono incantati di fronte a te, ai personaggi e ai tuoi numeri così fantasiosi e divertenti. E’ come se il tempo si fermasse per magia, la stessa magia che rende il tuo spettacolo uno dei sogni più belli, da cui non ci si vorrebbe mai svegliare.
Parlami del tuo pubblico. Che rapporto c’è tra di voi?
Il pubblico è decisamente il coprotagonista nello spettacolo e va amato. Detesto quando altri artisti di strada lo criticano perchè non vengono gratificati secondo le loro aspettative. In ogni spettacolo, con le persone si crea un’energia che, io personalmente devo ancora imparare ad orchestrare bene, ma che con umiltà e dedizione può veramente essere incanalata per rendere le nostre strade il nostro bene comune, un posto migliore, meraviglioso. Il pubblico di strada è il più difficile, ma per questo anche il più emozionante ed è assolutamente meritocratico.
In conclusione, che cosa ti proponi di trasmettere con il tuo lavoro e la tua arte?
Durante lo spettacolo, di pari passo con la crescente abilità nel manovrare le marionette, sto iniziando, anziché limitarmi a guardare solo quello che faccio, a concedermi di osservare meglio le persone che ho davanti. Ed è una gratificazione immensa per me vedere quei volti pieni di stupore e i sorrisi schiudersi anche sui visi più tesi.
Silvia, non mi resta che ringraziarti di cuore. Sei stata davvero generosa e le tue parole trasmettono la meravigliosa persona e artista che sei: semplice, ma immensa.